Il Raduno di Forlì

Il Raduno di Forlì – 13 e 14 Settembre 2003

FORLI’ ASPETTA LE PENNE NERE
Sabato 13 e domenica 14 Settembre il Raduno degli Alpini

Verranno da tutte le parti d’Italia gli Alpini che si ritroveranno a Forlì sabato 13 pomeriggio e domenica 14 mattina. Oltre alla tradizionali adesioni delle Sezioni A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) romagnole e di Bologna sono attesi pullman da Brescia, Verona, Pavia, Vicenza, Roma, dalla Toscana e dalla Val Camonica per una pacifica invasione della Città.

Un flusso di persone e tanta allegria nelle vie e nelle piazze con una marcia lungo il percorso  di oltre 2 km. di circa 2000 alpini.

Il programma della manifesta- zione promossa dal Gruppo A.N.A. di Forlì sotto la guida di Guerrino Maretti, e dalla Sezione Bolognese/Romagnola con la collaborazione del Comune di Forlì, si aprirà sabato 13 settembre,  pomeriggio alle ore 16,00, al cimitero monumentale.

Alla presenza dei labari e dei gonfaloni, del Sindaco Franco Rusticali, delle altre Autorità e delle Rappresentanze associative, un picchetto militare del 66° Reggimento di Fanteria  Aeromobile “Trieste” renderà gli Onori ai Caduti.

Durante la cerimonia, al suono del Silenzio, verranno deposte due Corone d’alloro. Nella stessa occasione verrà scoperta una nuova aquila ripristinata dopo che la precedente era stata trafugata.

Alle 16,30 verrà scoperta la tabella stradale con il nuovo toponimo Via degli Alpini, la strada è una traversa della Via Bertini (in uscita dalla città la prima a dx dopo la via Balzella).

Alle 17,30 a Palazzo Albertini verrà inaugurata la mostra fotografica dal titolo: “Alpini: tutti sanno chi sono, pochi sanno cosa fanno”. Alle 18,30 in Piazza Saffi il saluto del Sindaco. Subito dopo il Presidente della Sezione A.N.A. di Verona Ercole Alfonso, consegnerà la gavetta dell’autiere forlivese Ivo Mambelli ai familiari: alla vedova Rosa Aldini e alla figlia Bruna, presenti i fratelli Sauro e Giorgina Mambelli.

Ivo Mambelli, reduce dell’ARMIR, decorato di Croce di Guerra al Valor militare, è scomparso alcuni anni fa e la sua gavetta su cui c’è inciso oltre al suo nome e al reparto di appartenenza il motto: “noi, Forlì e il mondo” è stata recuperata da un Gruppo A.N.A. di Verona durante un loro recente viaggio in terra di Russia, nelle zone dove operarono i reparti italiani nella seconda guerra mondiale.

La giornata si concluderà al teatro Diego Fabbri con il concerto del Coro A.N.A. di Vittorio Veneto, uno dei migliori cori italiani composto da 50 elementi. La serata, ad ingresso libero, verrà presentata da Pier Giuseppe Bertaccini.

Domenica 14 settembre alle ore 9,00 alzabandiera in Piazza Saffi.

Alle 9,15 è prevista la partenza della sfilata da Piazza Saffi. Il corteo accompagnato dalle musiche delle Bande musicali “Città di Forlì” e di “Cividale del Friuli” si snoderà lungo le vie Giorgio Regnoli, Matteotti, Piazzale della Vittoria, con deposizione di una Corona al Monumento ai Caduti, Corso della Repubblica e ritorno in Piazza Saffi.

Alla sfilata parteciperanno oltre ai Gonfaloni, alle Bandiere, ai Labari e Medaglieri, rappresentanze di tutte le Sezioni A.N.A. con delegazioni anche delle altre Armi. E’ prevista la partecipazione oltre ad un reparto someggiato (i muli che fino alla fine degli anni ’70 erano impiegati dai reparti di montagna per il trasporto dei munizionamenti e delle vettovaglie) è in calendario anche la sfilata del Gruppo Bersaglieri ciclisti di Ravenna con biciclette d’epoca.

Alle ore 11,00 in Piazza Saffi, celebrazione della S. Messa da parte del Vescovo della Diocesi Forlì-Bertinoro, Monsignor Vincenzo Zarri.

In Piazzetta della Misura fin da sabato pomeriggio secondo i canoni della più schietta ospitalità romagnola e alpina saranno allestiti stand gastronomici di ristoro.

A cura dei Servizi Informatici del Comune di Forlì n. 258 del 09/09/2003.

Photogallery

Il Cippo

Il Cippo, voluto fortissimamente da tutti gli Alpini del Gruppo, venne inaugurato solennemente l’11 ottobre 1992 presso il Cimitero Monumentale di Forlì in un’area appositamente attrezzata con una Cerimonia commemorativa molto suggestiva ed alla presenza di tutte le più alte cariche civili, militari e religiose.

Il Cippo proviene direttamente dall’Altopiano di Asiago e, grazie all’impegno dell’indimenticabile Pio Zavatti che lo visionò direttamente  e lo collocò a proprie spese, ha mantenuto la sua forma originaria con un’aquila in bronzo installata nella parte superiore.

Purtroppo, nel 2002, ignoti vandali asportarono l’aquila bronzea dal Cippo. Gli Alpini non si persero d’animo e nel 2004 venne sostituita da un’altra aquila e da un cappello alpino scolpiti in pietra da un artista veneto e fermati con il cemento sulla sommità del masso.

Il Monumento e l’area circostante sono mantenuti costantemente in ordine e regolarmente, ogni anno, si svolgono le Manifestazioni militari che ricordano la Grande Guerra e quella che oramai è diventata una solenne  Commemora-zione denominata “Per non dimenticare: Nikolajewka 1943” e che si svolge l’ultima domenica di gennaio.

Nikolajewka

FRONTE RUSSO, gennaio 1943 La Battaglia di Nikolajewka

Dall’autunno 1942 il Corpo d’Armata Alpino, costituito dalle tre Divisioni alpine Cuneense, Tridentina e Julia era schierato sul fronte del fiume Don, affiancato da altre Divisioni di fanteria italiane, da reparti tedeschi  e dagli altri alleati, rumeni e ungheresi. Il 15 dicembre, con un potenziale d’urto sei volte superiore a quello delle nostre Divisioni, i Russi dilagarono nelle nostre retrovie accerchiando le Divisioni Pasubio, Torino, Celere e Sforzesca schierate più ad Est. Esse dovettero sganciarsi dalle posizioni sul Don, iniziando quella terribile ritirata che, su un terreno ormai completamente in mano al nemico, le avrebbe in gran parte annientate con una perdita di circa 55.000 uomini tra Caduti e prigionieri.

L’accerchiamento

Mentre le Divisioni della Fanteria si stavano ritirando, il Corpo d’Armata Alpino ricevette l’ordine di rimanere sulle posizioni a difesa del Don per non essere a sua volta circondati. Il 13 gennaio i Russi partirono per la terza fase della loro grande offensiva invernale e, senza spezzare il fronte tenuto dagli alpini, ma infrangendo contemporaneamente quello degli Ungheresi a Nord e quello dei Tedeschi a Sud, con una manovra a tenaglia, riuscirono a racchiudere il Corpo d’Armata Alpino in una vasta e profonda sacca. Il ripiegamento Davanti alla possibile catastrofe rimaneva un’unica alternativa: il ripiegamento immediato. La sera del 17 gennaio 1943, su ordine del generale Gabriele Nasci, ebbe inizio il ripiegamento dell’intero Corpo d’Armata Alpino di cui la sola Divisione Tridentina era ancora efficiente, quasi intatta in uomini, armi e materiali.

La marcia del Corpo d’Armata Alpino verso la salvezza fu un evento drammatico, doloroso ed allucinante costellato da innumerevoli episodi di valore, di grande solidarietà, in cui circa 40.000 uomini si batterono disperatamente, senza sosta, per 15 interminabili giorni e per 200 chilometri. La battaglia di Nikolajewka Fu così che dopo 200 chilometri di ripiegamento a piedi e con pochi muli e slitte, sempre aspramente contrastati dai reparti nemici e dai partigiani sovietici, il mattino del 26 gennaio 1943 gli alpini della Tridentina, alla testa di una colonna di 40.000 uomini quasi tutti disarmati ed in parte congelati, giunsero davanti a Nikolajewka. Forti del tradizionale spirito di corpo gli alpini del generale Reverberi, dopo una giornata di lotta, espugnarono a colpi di fucile e bombe a mano il paese.

I Russi si erano trincerati fra le case del paese che sorge su una modesta collinetta, protetti da un terrapieno della ferrovia che correva pressoché attorno all’abitato e che costituiva un’ottima protezione per il nemico. Le forze sovietiche ammontavano a circa una divisione. Verso le 9,30 venne ordinato di attaccare. In un primo tempo si lanciarono all’assalto gli alpini superstiti del Verona, del Val Chiese, del Vestone e del II Battaglione misto genio della Tridentina, appoggiati dal fuoco del gruppo artiglieria Bergamo e da tre semoventi tedeschi. La ferrovia, dopo sanguinosi scontri, fu raggiunta; in più punti gli alpini riuscirono a salire la contro scarpata e a raggiungere le prime isbe dell’abitato. Fu un susseguirsi di assalti e contrassalti portati di casa in casa; venne conquistata la stazione ferroviaria ed un plotone del Val Chiese riuscì ad arrivare alla Chiesa.

I cecchini sparavano dal campanile!
La ferrovia che attraversa Nikolajewka

I Russi, appoggiati anche dagli aerei che mitragliavano a bassa quota, opponevano una strenua resistenza. Sul campanile della Chiesa c’era una mitragliatrice che faceva strage di alpini. La neve era tinta di rosso: su di essa giacevano senza vita migliaia di alpini e moltissimi feriti. Quando ormai stavano calando le prime ombre della sera e sembrava che non ci fosse più niente da fare per rompere l’accerchiamento, il generale Reverberi, comandante della Tridentina, saliva su un semovente tedesco e, incurante della violenta reazione nemica, al grido di “Tridentina avanti” trascinava gli alpini all’assalto.

Il grido rimbalzò di schiera in schiera, scosse la massa enorme degli sbandati che, come una valanga, assieme ai combattenti ancora validi, si lanciarono urlando verso il sottopassaggio e la scarpata della ferrovia, la superarono travolgendo la linea di resistenza sovietica. Il prezzo pagato dagli alpini fu enorme: dopo la battaglia rimasero sul terreno migliaia di Caduti. Tutti gli alpini, senza distinzione di grado e di origine, diedero un esempio di grande coraggio e di spirito di sacrificio. In salvo Dopo Nikolajewka la marcia degli alpini proseguì fino ad Awilowka, dove giunsero il 30 gennaio e furono finalmente in salvo, poterono alloggiare e ricevere i primi aiuti.

Il famoso sottopassaggio di Nikolajewka
Il famoso sottopassaggio di Nikolajewka

Fino al 2 febbraio continuarono ad arrivare i resti dei reparti in ritirata. I feriti gravi vennero avviati ai vari ospedali, poi a Schebekino alcuni furono caricati su un treno ospedale per il rimpatrio. La colonna della Tridentina riprese la marcia il 2 febbraio per giungere a Gomel il 1° marzo. Gli alpini percorsero a piedi 700 Km. e solamente alcuni, nell’ultimo tratto, poterono usufruire del trasporto in ferrovia.

Il rimpatrio
Il 6 marzo 1943 cominciarono a partire da Gomel le tradotte che riportavano in Italia i superstiti del Corpo d’Armata Alpino; il giorno 15 partì l’ultimo convoglio ed il 24 tutti furono in Patria.
Mentre per il trasporto in Russia del Corpo d’Armata Alpino erano stati necessari 200 treni, per il ritorno ne bastarono 17. Sono cifre eloquenti, ma ancor più lo sono quelle dei superstiti: considerando che ciascuna Divisione era costituita da circa 16.000 uomini, i superstiti risultarono 6.400 della Tridentina, 3.300 della Julia e 1.300 della Cuneense.

Il 29 gennaio di ogni anno il “Gruppo” a commemorazione dell’evento organizza la manifestazione
“Per non dimenticare: Nikolajewka 1943”

Il Sentiero degli Alpini

            Era un progetto da molti anni sulla carta. La realizzazione sembrava al di fuori della nostra portata, ma poi anche le cose difficili, quando ci si arma di buona volontà, risultano abbordabili e la gioia, la fierezza che traspare sui volti illuminati dei più impegnati è immensamente meritata.

         E’ un po’ il sunto, questo, di come si è partiti per affrontare un progetto molto ambizioso, di vasta portata e che rimarrà inequivocabilmente a testimonianza dell’impegno profuso.

         Stiamo parlando ovviamente del nostro sentiero, del Sentiero degli Alpini e, prima di affrontare il resoconto dei lavori, è bene riassumere per sommi capi le caratteristiche tecniche del percorso. Esso si sviluppa su una lunghezza di Km. 54,4 e parte da quota 100 m. (dalla Chiesa di Collina sopra Forlì) per concludersi ai 1658 m. di Monte Falco. E’ tutto un percorso di crinale e pertanto la vista che si può ammirare, oltre alla naturale quiete dei luoghi, è di rara bellezza. Tutto il tratto, ripetiamo di km. 54,4 è già interamente segnalato con colori bianco-verde ed a breve, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, il sentiero verrà dotato di frecce direzionali per dar modo di affrontare la passeggiata prescelta nella più assoluta sicurezza. E’ stata fatta inoltre la richiesta al CAI per ottenere anche il numero del Sentiero (ora segnalato dal CAI come “S.A. n° 301” con colore bianco/rosso n.d.r.).

L'inaugurazione del Sentiero nei pressi della Cà Bionda a Cusercoli il 28 Settembre 1991. Si riconoscono in primo piano da Sin.: Il Presidente di Sezione DI VINCENZO, Il Direttore di "AIRONE" Dr. Giannella, il Capogruppo di Forlì PIO ZAVATTI ed il Vice Presidente di Sezione VISOTTI.

          Molti si chiederanno qual è stata la molla che ha fatto partire l’iniziativa. Naturalmente da un alpino, profondo conoscitore della nostra zona che, armatosi di vecchie carte e di scarponi altrettanto consumati ma comodi, ha rivisitato i luoghi di un antico sentiero ormai in disuso. Da qui il passo è stato breve. Un pensiero e la irresistibile tentazione di riportarlo all’aspetto iniziale è stato un tutt’uno.

         Spalleggiato quindi da altri volenterosi alpini l’iniziativa è così partita e nell’ottobre del 1989 ha avuto luogo la prima spedizione. La ripulitura del vecchio sentiero da enormi ginestre ed il rifacimento di alcuni tratti franati sono stati gli interventi più urgenti. La qual cosa è costata molta fatica fisica, qualche indolenzimento muscolare e vesciche varie sulle mani di qualcuno non troppo abituato a lavorare di badile e di piccone. Ma tant’è che il tratto ora è percorribile nella sua intierezza. Rimane ancora molto da fare come detto e soprattutto l’opera di mantenimento sarà quella che ci impegnerà maggiormente.

         Quando orgogliosamente il nostro lavoro è stato presentato in Aprile ’90 a Forlì nell’ambito del Foram (Rassegna delle attività di valorizzazione turistica ed ambientale dell’Appennino svoltasi a Forlì dal 21 al 25 Aprile ’90) l’abbiamo denominato “Il Sentiero degli Alpini”; l’accoglienza è stata veramente superiore alle attese e le richiesta di chiarimenti e di cartine del percorso erano pressanti. A tutti i visitatori abbiamo risposto con indicazioni precise e sicure e riteniamo di aver portato una valida alternativa ai sentieri già esistenti sia per l’apprezzabile lunghezza che per i paesaggi che si possono ammirare.

           Il sentiero si riallaccia quindi al discorso iniziato dal nostro Gruppo anni fa quando per la prima volta proponemmo il “1° Incontro con la Montagna” che ad ottobre di quest’anno è giunto già alla IV° edizione; da questa riscoperta e con l’aiuto sempre attento e puntuale degli alpini più attivi, il Gruppo ha tratto diversi stimoli per avviare una trasformazione graduale negli impegni per portare ad una maggiore conoscenza ed a valorizzare la montagna che, si badi bene, è un continuo susseguirsi di novità, emozioni e nuovi mondi.

Il Capogruppo PIO ZAVATTI illustra ai convenuti il "Sentiero degli Alpini".

          La concretezza del nostro operare, a differenza di quanti invece si propongono come semplici venditori di fumo ci consente poi di guardare gli altri dall’alto ed ammirare, con fierezza, il nostro sentiero. Poche parole, molti fatti, nessun contributo. E siamo fieri anche di questo.

          La strada, intesa proprio in senso lato, è ancora lunga ed il Sentiero degli Alpini avrà bisogno dell’aiuto e dell’affetto di tutti noi. Dovremo pur trovare, anche a turno, un momento da dedicarvi per abbellirlo, per renderlo sempre agibile e percorribile anche quando con l’inaugurazione ufficiale consegneremo al veri amanti della montagna ciò che è nato dall’impegno e dalla caparbietà tipicamente alpina.

Enrico Panzavolta
Tratto da “L’Alpén ‘d Furlé”
del Dicembre 1990

Cinquecentoottanta ore di lavoro volontario, distribuite in due anni di tempo libero, sono occorse ai soci del Gruppo Alpini di Forlì per realizzare il “sentiero natura” che collega la loro città ai 1658 metri del monte Falco, la vetta più alta dell’Appennino romagnolo.
Una splendida passeggiata verde di 54.4 chilometri per camminatori ed escursionisti amanti di storia e na-tura appenninica (presenteremo prossimamente in sentiero in modo dettagliato).
Il costo per la realizzazione del tracciato è stato di appena 1.200.000 lire, 8.200 al chilometro, che le “penne nere”, di età compresa tra i 22 e gli 85 anni, hanno versato di tasca propria per l’acquisto di vernici e di tabel-le.

Tratto da “ AIRONE”
Novembre 1991

Successivamente, nel 1992, al GRUPPO ALPINI DI FORLI’ è stata conferita la TARGA “Airone d’oro” per la miglio-re iniziativa in campo ambientale dell’anno. Ora fa bella mostra di sé in Sede a dimostrazione di un grande progetto realizzato con umiltà ed abnegazione.

L'Alpén 'd Furlé

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Il MITICO Numero 1